Obiettivi didattici
- Esaminare fonti primarie tra cui testimonianze e fotografie.
- Imparare come gli esseri umani venivano disumanizzati da altri uomini e come avveniva la “selezione” degli Ebrei al loro arrivo ad Auschwitz-Birkenau.
- Ottenere una visione “dall’interno” sul come i prigionieri cercarono di sopravvivere nel campo di sterminio. Riflettere sul significato di “liberazione” dopo la Shoah.
- Approfondire il significato di Auschwitz-Birkenau nella storia , nella memoria e nella cultura del mondo.
Introduzione
I responsabili politici di più di 20 nazioni europee hanno stabilito il “Giorno della Memoria della Shoah”. Quelli che hanno fissato il 27 Gennaio, anniversario della liberazione di Auschwitz- Birkenau, come “Giorno della Memoria” sono la Croazia, la Repubblica Ceca, la Danimarca, l’Estonia, la Finlandia, la Germania, la Grecia , l’Italia, il Liechtenstein, la Norvegia, la Svezia, ed il Regno Unito.
Inoltre le Nazioni Unite hanno istituito il 27 Gennaio come Giorno Internazionale della in Memoria della Shoah per commemorare le vittime dell’Olocausto.
Auschwitz e la commemorazione della sua liberazione il 27 Gennaio 1945 hanno ricevuto molta attenzione mediatica negli ultimi anni. Migliaia di giovani si recano, ogni anno, ad Auschwitz, e trovano riferimenti ad Auschwitz in vari contesti.
In uno sforzo per guidarli ad una comprensione più profonda del significato di Auschwitz-Birkenau nella storia della civiltà occidentale, la Scuola Internazionale di Studi sull’Olocausto presso lo Yad Vashem è lieta di mettere a disposizione questa lezione.
Cosa era Auschwitz?
Collocato a Oswiecim, nei pressi di Cracovia, in Polonia, Auschwitz è diventato il simbolo della Shoah. Uno dei motivi principali che porto’ i Nazisti a costruire il campo proprio in quel luogo è dovuto alla sua posizione geografica, all’incrocio di strade principali e di linee ferroviarie. Prima della seconda guerra mondiale gli ebrei, spesso artigiani e mercanti, costituivano circa la metà della popolazione di quella piccola città. Dopo la Shoah Oswiecim sarà per sempre messa in ombra da Auschwitz-Birkeau, il più grande campo di concentramento nazista e centro di sterminio.
Auschwitz è oggi il simbolo della Shoah non solo per le sue dimensioni, ma anche perché gli ebrei vi furono raccolti da ogni parte d’Europa, per poi essere selezionati e poi sistematicamente uccisi nelle camere a gas. Vi sono oggi numerose testimonianze di sopravvissuti che ci aiutano a capire il funzionamento del campo.
Quando diciamo o scriviamo “Auschwitz” intendiamo un centro di tortura, di terrore inconcepibile, l’essenza dell’Inferno e dell’orrore. Auschwitz fu un gigantesco complesso costruito da esseri umani per uccidere esseri umani nella maniera più crudelmente industriale.
Auschwitz era circondato da un recinto di filo spinato elettrificato, sorvegliato da SS armate di mitragliatrici e fucili; alcuni sopravvissuti hanno affermato che non solo il recinto tremava e ululava ma anche la terra torturata si lamentava con le voci delle vittime.
Nel Marzo 1942 cominciarono ad arrivare, quotidianamente, treni carichi di Ebrei da ogniparte d’Europa. A volte arrivavano più treni al giorno, ognuno carico di migliaia di esseri umani provenienti dai ghetti dell’Europa dell’Est e dai paesi del Sud e dell’Ovest Europeo.
Note per l’Insegnante
Quando si affronta Auschwitz si presentano molte tematiche morali, teologiche ed educative e di solito rimangono più questioni aperte delle risposte che si riescano a fornire. Bisogna comunque tenere a mente che durante la Repubblica di Weimar (1919-1933) i Nazisti cominciarono il loro indottrinamento ed la loro aggressione verbale alle vittime. Dopo la loro presa di potere nel 1933 questi attacchi verbali furono gradualmente seguiti da discriminazione economica, arresti e più tardi dalla distruzione fisica. E’ molto importante ricordare che la disumanità dell’uomo verso l’uomo durante la Shoah non ha avuto origine con Auschwitz ma è cominciata col razzismo, il terrore, la legislazione antidemocratica e la propaganda.
Per maggiori informazioni su i nomi e le identità di specifiche vittime uccise durante la Shoah vedi : The Central Database of Holocaust Victims' Names.
Cosa è accaduto ad Auschwitz?
Circa 1.300.000 / 1.500.000 di persone sono state uccise nella camere a gas di Auschwitz, il 90% delle quali erano Ebrei. L’altro 10% è costituito da Polacchi, prigionieri di guerra Sovietici, Zingari Sinti, Testimoni di Geova , omosessuali e altri “indesiderabili”. La stragrande maggioranza delle vittime, che proveniva da ogni parte d’Europa , compresi il Belgio, la Francia, l’Ungheria, l’Italia, la Grecia, l’Olanda, non conosceva la sua destinazione ed il suo destino . Erano stati trasportati come animali in carri bestiame ed erano arrivati al campo già in fin di vita. Molti di loro non entrarono realmente nel campo ma lo attraversarono soltanto andando verso le camere a gas.
Note per l’Insegnante:
Non ci sono tombe né memoriali per il milione e passa di persone che furono uccise ad Auschwitz. Sfortunatamente i nazisti riuscirono a togliere alle loro vittime ogni identità, anche nella morte. Il nostro intento è quello di restaurare i nomi e i volti degli esseri umani, annullando il piano Nazista di cancellare loro e la loro memoria.
Nella sua testimonianza post bellica, Olga Albogen, una sopravvissuta alla Shoah, racconta così l’arrivo della sua famiglia ad Auschwitz: “Non abbiamo neppure salutato mia madre ed i più piccoli. Avevamo ancora un po’ di cibo portato da casa e l’ho dato a mia madre dicendo :”Ci vediamo stasera” e non l’ho più rivista. C’era un tale caos ad Auschwitz ..Così tanta gente.. Quando svuotavano i vagoni, migliaia e migliaia di persone e i treni che venivano da ogni parte d’Europa, non solo dall’Ungheria . Era incredibile”.
Spesso arrivavano ad Auschwitz intere famiglie e immediatamente venivano brutalmente divise; gli Ebrei venivano tirati fuori dai carri bestiame senza le loro cose, forzati a formare due file: uomini da una parte e donne / bambini dall’altra. Il personale medico, del quale faceva parte il tristemente famoso dottor Mengele, effettuava la selezione tra quelle file, mandando molte vittime alle camere a gas, dove normalmente venivano uccise e e poi bruciate nei forni crematori lo stesso giorno. Mengele ed altri suoi colleghi conducevano degli “esperimenti medici” sui prigionieri del campo.
La minoranza disumanizzata si trasformava in prigionieri registrati, con teste rasate ed uniformi a righe; gli ebrei scelti per il lavoro schiavistico venivano privati di tutto, inclusi alcune delle caratteristiche fisiche che distinguevano gli uomini dalle donne. Le identità personali dei prigionieri venivano eliminate, e sostituite da un numero tatuato sulle loro braccia.
- Come hanno potuto, i prigionieri, sopportare queste terribili condizioni nella vita quotidiana?
Jack Oran, un sopravvissuto, racconta:
“Ognuno lavorava duramente, veniva picchiato.. e tornava al campo- soltanto lo sfinimento ti spingeva verso la branda per crollare e dormire tutta la notte, per avere abbastanza forza per ricominciare l’indomani…la mattina il 60% delle persone non si alzava. L’altro 40% frugava nelle tasche dei morti alla ricerca di un pezzo di pane. Le condizioni igieniche erano terribili in quel periodo; mi ricordo che avevo frugato il corpo di un morto e avevo trovato un pezzo di pane: era pieno di pidocchi, ma tu li scrollavi via e te lo ficcavi in bocca. Noi tutti eravamo pieni di pidocchi. Fare una doccia non era una opzione: Al mattino di usciva, si camminava verso la baracca dove si trovava l’acqua, la si faceva scorrere.. non si voleva camminare nel fango perché nel fango si sarebbe potuta perdere una scarpa. Saresti stato condannato in ogni caso. Queste erano le condizioni”
Sebbene i nazisti terrorizzassero e disumanizzassero i prigionieri ad Auschwitz, come in ogni altro campo di concentramento sotto il loro controllo, molti ebrei tentarono di salvaguardare la loro dignità e la propria umanità.
Anche in condizioni insopportabili alcuni chiedevano sostegno, cooperazione ed amicizia; ad esempio Ovadiah Baruch, un giovane ebreo prigioniero deportato ad Auschwitz dalla Grecia, racconta che il sostegno dei suoi amici lo ha aiutato a sopravvivere. Lui afferma:
“Durante le marce della morte (da Auschiwitz) eravamo in tre amici, Yom Tov Eli, Michael ed io. Eravamo uniti cuore e anima. Durante tutta la prigionia ad Auschwitz siamo stati in stretto contatto… Durante le marce della morte, Michael prese la dissenteria, era così debole che poteva a malapena camminare e ci pregava di proseguire senza di lui. Yom Tov Eli ed io ripetevamo che lo avremmo trasportato e sostenuto come meglio avremmo potuto”.
Domande per la discussione:
- Alcuni sopravvissuti alla Shoah hanno affermato che coloro che venivano mandati subito alle camere a gas erano “i fortunati”. Dopo aver letto la testimonianza di Jack Oran come puoi spiegare questa affermazione?
- Dalle testimonianze di Jack Oran e Ovadiah Baruch cosa abbiamo imparato circa le modalità di sopravvivenza quotidiana dei prigionieri ad Auschwitz?
Pagine di Testimonianza di Vittime di Auschwitz:
- Andre Israel
- Mirjam Moskowitz
- Fanny Peczenik
- Maurice Zweig
Come è stato liberato Auschwitz?
Nel gennaio 1945, quasi 5 anni dopo che il campo era diventato operativo, le truppe Sovietiche stavano avanzando verso Auschwitz. I Nazisti, disperati poiche’ costretti alla ritirata, constrinsero molti prigionieri lasciare il campo, iniziando cosi’ la marcia della morte verso Ovest, in pieno inverno. Molti di loro morirono per strada. I soldati Sovietici liberarono Auschwitz il 27 Gennaio, trovandovi circa 7650 prigionieri, vivi a malapena.
Il soldato Zinovil Tolkatchev (1903-1977) era artista ufficiale dell’Armata Rossa e raggiunse le forze che liberarono Auschwitz all’inizio del 1945. Tolkatchev era spinto dall’urgenza di rappresentare quello che aveva visto. In mancanza di carta da disegno egli entrò nell’ex posto di comando e prese della cancelleria con grosse scritte nere: Kommandantur Konzentrantionslager Auschwitz ; IG.
Farbenindustrie Aktiengesellschaft, Der Oberprasident der Provinz Oberschlesien e cominciò a disegnare. Ironicamente, su quegli stessi pezzi di carta solo pochi giorni prima venivano scritti gli ordini di sterminio.
Accanto agli schizzi Tolkatchev aggiungeva poche righe di testimonianza dei pochi sopravvissuti in grado di pronunciare parole. Egli annotò anche, ripetutamente :”Ricordare, non dimenticare”.
Bela Braver, una sopravvissuta polacca che era stato deportata ad Auschwitz, fu liberata dall’Armata Rossa Sovietica in Cecoslovacchia nel 1945; ella scrive: “La guardia del campo che venne ad aprire le porte ci disse: “Siete liberi, potete andarvene.” Tutte le guardie con i cani che normalmente stavano ad ogni angolo erano scomparse. Tutto era finito, come non fosse successo. Era un miracolo! I Russi entrarono e noi eravamo in tali condizioni che nessuno si muoveva, nessuno se ne andò. Noi non sorridevamo, non eravamo felici, eravamo apatici... e i Russi arrivarono. Arrivò un generale, era ebreo. Lui ci disse che era felice, quello era il primo campo in cui trovava gente viva. Si mise a piangere ma noi non piangemmo. Lui pianse, noi no.
Eva Braun, una sopravvissuta Slovacca che era stata deportata ad Auschwitz , fu liberata nel 1945 a Salzwedel dell’armata Americana. Lei ricorda: “Mentre ero euforica per la libertà, avevo anche una tremenda paura. Chi avrei trovato? Noi eravamo sopravvissuti ma adesso dovevamo tornare alla civiltà. Come avremmo reagito in un mondo normale? Eravamo due ragazzine senza nulla. Chi si sarebbe occupato di noi? Cosa avremmo fatto? C’era euforia ma anche un sentimento ambivalente. Eravamo spaventate dal futuro.”
Domande per concludere la discussione.
- Visita la mostra on line dei disegni del soldato Tolkatchev; come ha espresso l’artista la liberazione di Auschwitz?
- Metti a confronto le affermazioni di Eva Braun e Bela Braver. Dopo la liberazione da parte degli Alleati come reagiscono gli ex prigionieri?
- Durante la liberazione a Bela Braver viene detto che “può andare”: nonostante fosse stata liberata, era davvero “libera”? Perché? Perché non lo era?