Destinatari: studenti di Scuola Secondaria di Secondo Grado
Tempi: 2/3 ore circa.
Questa unità didattica è una risorsa interdisciplinare per l'insegnamento della Shoah: consiste nell'utilizzo di alcuni testi poetici accompagnati da dipinti realizzati per l'occasione da Liz Elsby, una pittrice che ha offerto di essi la sua personale interpretazione, e da immagini e testimonianze filmate. L'approccio interdisciplinare tra poesia , pittura e immagine apre percorsi alternativi consentendo ai lettori di applicare differenti capacità nel misurarsi col materiale proposto.
Obiettivi
- Analizzare testi poetici ed immagini esplorando le connessioni tra letteratura e interpretazione pittorica
- Approfondire lo studio della Shoah attraverso la poesia
- Affrontare l'universalità degli insegnamenti che si possono trarre dalla Shoah
- Sollecitare gli studenti ad esprimersi con l'arte
Motivazioni
L'idea di usare la poesia per studiare la Shoah deriva dalla convinzione che un contributo personale, quale è un testo poetico, possa essere talvolta più efficace di un contenuto storico nell' attivare l'interesse iniziale negli studenti; le poesie hanno un punto di vista interno, al loro centro sta la dimensione umana e questo può generare una attenzione più immediata di quella prodotta dall'impersonalità del racconto storico.
Metodologia
I testi proposti possono essere affrontati a grande gruppo sotto la guida dell'insegnante, ma anche affidati agli studenti che li leggono e analizzano in piccolo gruppo e poi li illustrano al grande gruppo, fornendo le loro riflessioni e sollecitando commenti.
L'attività, seguita ad un inquadramento storico della Shoah, può servire a facilitare la partecipazione diretta degli studenti, evitando una fruizione passiva delle lezioni di Storia. I suggerimenti per l'analisi che vengono forniti in questa unità possono essere solo lo spunto per altre intuizioni e interpretazioni da parte dei ragazzi.
La scelta dei testi di questa unità copre un lungo lasso di tempo che va da prima a durante e dopo la Shoah, ma non forma un quadro completo del fenomeno storico; i testi sono piuttosto come tessere di un complesso mosaico che raffigurano parti diverse dell'insieme; non sono collegati né interdipendenti tra loro anche se, studiandoli in modo approfondito, si possono cogliere relazioni tra alcuni di essi.
I testi affrontano diversi temi, riassunti brevemente nello schema seguente:
Autore | Testo | Tematica |
---|---|---|
Primo Levi | Shema | L'importanza di parlare alle future generazioni. |
Anna Segre | Per Ida | Sopravvivere alla Shoah |
Paul Celan | Salmo | Rapporto tra Dio e Uomo |
Pavel Friedman | La Farfalla | Una poesia dal ghetto |
Wisława Szymborska | Ogni caso | Destino ed empatia. |
Dan Pagis | Scritto a matita in vagone piombato | Molteplicità di temi |
Martin Niemöller | Prima sono venuti per gli Ebrei | Bystanders |
Dopo ogni testo sono presentati dettagli biografici di ogni autore : per leggerli o stamparli in PDF clikkare qui.
Collegamenti con altri materiali
Per ampliare la scelta dei testi o per un ulteriore approfondimento si può utilizzare l'attività sulla poesia “Il blues del profugo” di Auden, presente nell'Unità didattica “Insegnare la Shoah attraverso la poesia”.
Shema / Primo Levi
Copyrights "Se questo è un uomo", Torino, Einaudi, 2005
Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo,
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi:
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.
Primo Levi, poeta e scrittore Ebreo Italiano, nasce a Torino nel 1919 e studia Chimica Industriale; nel 1943, mentre è partigiano, viene arrestato e deportato ad Auschwitz, dove sopravvive grazie alla sua “utilità” come chimico. Il suo testo più famoso è “Se questo è un uomo”, un classico della letteratura del '900, nel quale racconta la sua permanenza ad Auschwitz; altri suoi testi importanti: “I sommersi e i salvati” (1986), “La chiave a stella” (1978), “Il sistema periodico” (1978). Levi, segnato profondamente dall'esperienza della Shoah, si è suicidato nel 1987.
Suggerimenti per l'insegnante
- Il testo si divide in 3 parti: la descrizione della Shoah è incuneata tra l'immagine della vita confortevole e normale del dopoguerra e il severo monito degli ultimi versi.
- L'ultimo verso cita la parte centrale di una preghiera della liturgia ebraica (versi 3.6) ed il titolo della poesia, Shema, è anche la prima parola della preghiera e significa ”ascolta”; la parafrasi che Levi fa dei 4 versi della preghiera fa da sfondo al potente monito alle future generazioni perché educhino i loro figli alla lezione che ci può insegnare la Shoah. Per vedere la preghiera in Inglese e in Ebraico clikkare qui.
- La durezza della minaccia racchiusa nei tre versi finali scritti durante il primo anno dopo la liberazione da Auschwitz suggerisce le emozioni che sono in gioco , forse è l'espressione del bisogno di trasformare le terribili esperienze in qualcosa di positivo per le future generazioni.
- Il dipinto contiene tre immagini. Due vittime sullo sfondo e la generazione dopo la Shoah al centro; le generazioni future, alle quali la Shoah va trasmessa, non sono rappresentate.
Anna Segre
Per Ida. Non credo alla salvezza dei carnefici / Anna Segre
Non credo nella salvezza dei carnefici
bensì nella logica del campo.
Non ho trovato negli anni
motivazioni che mi placassero
né quello che ho perso
qualcuno può restituirmelo.
La rabbia è inane
il dolore mescolato
al caos della distruzione.
Smistare montagne di vestiti
oggetti cibo valige occhiali scarpe
per due anni
ti dà l'esatta entità dello sterminio.
Meglio per voi
che non capirete mai,
poiché quello che racconto
non è che l'ombra di quello che è stato.
Meglio per voi.
Non credo non credo non credo,
tanto meno alla salvezza di chi si è salvato.
Il mio tempo è fermo.
Mangio, però
E mi concentro sui trenta passaggi
per glassare le castagne.
Ida Marcheria è nata a Corfù, ha vissuto a Trieste ed è stata deportata ad Auschwitz, dove ha perso la madre, il padre ed il fratello, a 14 anni ; dopo il ritorno ha abitato a Roma, dove ha lavorato a lungo in una pasticceria che esiste ancora.
Il testo di Anna Segre dà il senso della difficoltà del ritorno, dell’impossibilità della salvezza e della fatica di raccontare qualcosa che non si potrà mai spiegare del tutto. Nella seconda parte il testo, come quello di Levi, si rivolge a noi: in “Shema” noi veniamo richiamati al dovere di ricordare, in questo si ribadisce che non potremo mai capire completamente quello che i sopravvissuti ci testimoniano.
Gli ultimi due versi, con grande efficacia retorica, suggeriscono il bisogno di concentrarsi su attività quotidiane (i trenta passaggi per glassare le castagne) per affrontare ogni giorno la vita.
L’utilizzo del testo : Per Ida, originariamente pubblicato su “Memorie di famiglia: I giovani tramandano le storie dei nonni” (ottobre 2012, pag 36), è autorizzato a fini didattici da Raffaele Di Segni. Yad Vashem ringrazia Raffaele Di Segni e Sira Fatucci dell'UCEI (Isituto Pitigliani), per la loro disponibilità.
On line si possono vedere interviste ad Ida nella sua cioccolateria.
Salmo / Paul Celan
Copyrights Arnoldo Mondadori Editore
Nessuno ci impasta di nuovo da terra e fango,
nessuno rianima la nostra polvere.
Nessuno.
Che tu sia lodato, Nessuno.
Per amore tuo vogliamo
fiorire.
Incontro a
te.
Un Nulla
fummo, siamo, resteremo
noi, in fiore:
la rosa di Nulla, di
Nessuno.
Con
il pistillo chiaro-anima,
lo stame deserto-cielo,
la corolla rossa
per la parola porpora, che cantammo
al di sopra, oh al di sopra
della spina.
Paul Celan nasce a Czernowitz, in Bucovina, nel 1920; nel 1942 vede i genitori deportati ad Auschwitz, lui sopravvive alla Shoah ma non supera mai il trauma e si suicida nel 1970. Il suo lavoro, acclamato nel mondo, è potente, originale, spesso ambiguo e profondamente tragico.
Suggerimenti per l'insegnante
- Questo testo è stato pubblicato negli ultimi anni di vita dell'autore, quando la sua poesia era diventata sempre più scarna e di ardua comprensione; nondimeno il tema dei rapporti tra Dio e l'Umanità è intuibile.
- Il titolo della poesia che si riferisce ad una preghiera crea ulteriore tensione con la negazione di Dio del testo e può dare luogo ad una discussione.
- Negli ultimi versi la negatività scaturisce dalla descrizione della rosa non con la sua bellezza ma con la sua arma , “la spina”.
- In questo caso la pittrice ha tradotto letteralmente il testo, rappresentando la rosa e la spina.. si può riflettere sulla posizione della spina ed il suo ruolo, al centro dell'immagine.
La farfalla / Pavel Friedman
Copyrights Jewish Museum Prague
L’ultima, proprio l’ultima,
di un giallo così intenso, così
assolutamente giallo,
come una lacrima di sole quando cade
sopra una roccia bianca
così gialla, così gialla!
l’ultima,
volava in alto leggera,
aleggiava sicura
per baciare il suo ultimo mondo.
Tra qualche giorno
sarà già la mia settima settimana
di ghetto:
i miei mi hanno ritrovato qui
e qui mi chiamano i fiori di ruta
e il bianco candeliere di castagno
nel cortile.
Ma qui non ho rivisto nessuna farfalla.
Quella dell’altra volta fu l’ultima:
le farfalle non vivono nel ghetto.
Pavel Friedman era un giovane poeta che viveva nel ghetto di Theriesenstadt; di lui si sa poco ma si presume avesse circa 17 anni quando scrisse questo testo; fu deportato ad Auschwitz dove morì il 29 Settembre del 1944.
Suggerimenti per l'insegnante
- Il testo è stato scritto nel Ghetto di Theresienstadt, il 4 Giugno 1942. la poesia fu trovata in un nascondiglio pieno di lavori infantili, che erano stati nascosti allo sguardo dei carnefici Tedeschi per essere ritrovati dopo la guerra.
- Il testo alterna ottimismo e pessimismo: gli studenti possono elencare i dati positivi e quelli negativi del testo, scritto da un giovane della loro stessa età.
- L'attenzione del giovane poeta sulla farfalla può essere simbolica, collocata nel contesto della vita nel Ghetto.
- L'artista nella sua rappresentazione pittorica gioca sui contrasti di colore, gli scuri ed i chiari seguono l'opposizione tra ottimismo e pessimismo.. che ruolo ha la misura della farfalla? E la sua posizione sul bordo dell'immagine?
Ogni caso / Wisława Szymborska
Copyrights Adelphy-publish house
Poteva accadere.
Doveva accadere.
E’ accaduto prima. Dopo.
Più vicino. Più lontano.
E’accaduto non a te.
Ti sei salvato perché eri il primo.
Ti sei salvato perché eri l’ultimo.
Perché da solo. Perché la gente.
Perché a sinistra. Perché a destra.
Perché la pioggia. Perché un’ombra.
Perché splendeva il sole.
Per fortuna là c’era un bosco.
Per fortuna non c’erano alberi.
Per fortuna una rotaia, un gancio, una trave, un freno,
un telaio, una curva, un millimetro, un secondo.
Per fortuna sull’acqua galleggiava un rasoio.
In seguito a, poiché, eppure, malgrado.
Che sarebbe accaduto se una mano, una gamba,
a un passo, a un pelo
da una coincidenza.
Dunque ci sei? Dritto dall’animo ancora socchiuso?
La rete aveva solo un buco, e tu proprio da lì? Non c’è fine al mio stupore, al mio tacerlo.
Ascolta
come mi batte forte il tuo cuore.
Wisława Szymborska nasce in Polonia nel 1923 e vive a Cracovia. Tra il 1945 e il 48 studia letteratura Polacca e Sociologia nell'Università Jagellona; debutta nel 1945 con la poesia “Szukam Slowa”(Sto cercando una parola) sul quotidiano Dziennik Polski. E' stata editor, giornalista e traduttrice, è stata insignita del premio Nobel per la Letteratura nel 1996. E' morta il 1 Febbraio 2012.
Questa poesia è uscita nella raccolta “Vista con granello di sabbia”, Adelphi 2009.
Suggerimenti per l'insegnante
- Wislawa Szymborska è stata uno dei poeti più importanti della Polonia dopo la II Gerra Mondiale; lei che aveva 16 anni allo scoppio della guerra ha reso internazionale il dolore delle vittime del Nazismo. Gli ultimi due versi del testo esprimono questa empatia.
- Il testo vuole anche esprimere come il destino delle vittime fosse legato al caso durante la Shoah; il secondo verso: “a destra, a sinistra” potrebbe riferirsi alla casualità della Selektion
1 , il processo messo in atto sulla rampa ferroviaria ad Auschwitz e Majdanek - Gli ultimi versi, ed in particolare il verso “un buco nella rete” sottolinea il piccolo numero dei sopravvissuti, tra cui colui a cui è dedicata la poesia.
- Il dipinto chiama in causa “l'Altro”, o i bystanders, e può essere commentato sul piano dell'empatia e di altre emozioni, per :
- L'intenso contatto visivo.
- Il contatto fisico attraverso le mani.
- La condivisione della sofferenza.
- Letteralmente: selezione; termine usato dai Nazisti per dividere la sorte dei deportati o dei prigionieri in due gruppi, quelli destinati al lavoro forzato e quelli che dovevano essere uccisi.
Scritto a matita in un vagone piombato / Dan Pagis
Copyrights Hakibbutz Hameuchad - Sifriat Poalim Publishing Group and the Bialik Publishing
Qui, in questo convoglio,
io Eva
con mio figlio Abele
Se vedrete mio figlio maggiore
Caino, figlio di Adamo,
ditegli che io
Dan Pagis era uno scrittore Ebreo nato in Bucovina nel 1930; ha trascorso i suoi anni giovanili in un campo di concentramento in Ucraina, da cui riuscì a fuggire. Trasferitosi in Israele insegnò Letteratura Ebraica Medievale all'Università Ebraica di Gerusalemme. E' diventato una delle voci più importanti nella poesia Israeliana contemporanea; i riferimenti alla Shoah sono spesso obliqui e filtrati attraverso l'uso di immagini bibliche. E' morto nel 1986.
Suggerimenti per l'insegnante
- In un testo brevissimo di soli 6 versi Pagis riesce a convogliare il dolore ed il terrore della Shoah: nella prima famiglia universale la madre chiede di mandare un messaggio all'altro figlio, e tale messaggio rimane inespresso.
- Dai brevi versi emergono molti temi: la prima uccisione nella storia dell'Umanità, il bisogno di lasciare testimonianza, il ruolo delle madri e la Shoah.
- Pagis accenna soltanto all'uccisione del fratello da parte di Caino e il titolo è l'unico luogo nel quale si allude alla Shoah.; questo tocco lieve serve a potenziare la forza dei temi nascosti nel breve testo.
- Il dipinto può sollecitare la riflessione su quale famiglia viene ritratta: Eva e Abele dalla Bibbia o una madre e un bambino nel contesto della Shoah?
Prima vennero / Martin Niemöller
Copyrights Martin-Niemöller-Stiftung
Prima vennero per gli Ebrei,
e io non dissi nulla
perché non ero Ebreo.
Poi vennero per i Comunisti
io non dissi nulla
perché non ero Comunista.
Poi vennero per i Sindacalisti,
e io non dissi nulla
perché non ero Sindacalista.
Poi vennero a prendere me.
E non era rimasto più nessuno
che potesse dire qualcosa.
Martin Niemöller era un religioso e teologo Tedesco, nato in Germania nel 1892. All'inizio sostenne le politiche di Hitler poi si oppose ad esse. Fu arrestato e rinchiuso a Sachsenhausen e poi a Dachau da dove fu liberato dalle truppe alleate nel 1945. Ha continuato la sua carriere religiosa in Germania ed è diventato un noto pacifista.
Suggerimenti per l'insegnante
- Questo testo, come “ Ogni caso” della Szymborska, rappresenta i bystanders nel contesto umano della Shoah; Niemoller esprime tristezza per il silenzio tenuto di fronte all'aggressione nazista verso gli esclusi.
- Il messaggio del testo è che i carnefici hanno potuto agire indisturbati senza fronteggiare alcuna opposizione arrestando gli oppositori politici e religiosi del regime.
- Dal punto di vista storico i gruppi non sono stati perseguitati nell'ordine presentato dal testo, la forza dell'attacco contro gli Ebrei aveva un peso maggiore per alcuni religiosi e questo si riflette nella sequenza presentata da Niemoller.
- Il dipinto evoca una persecuzione senza tempo: è presente la natura informe della violenza e della minaccia. E' importante notare che il ruolo preminente è quello del carnefice e chi guarda può sentirsi vittima potenziale, sentendosi vicina allo sconfitto.